Marco Ricucci, professore a contratto e insegnante liceale, ha scritto un articolo spiegando come, secondo i suoi deliri, gli eroi omerici avrebbero indossato la mascherina e rispettato le regole anti-covid. Scopriamo perché le sue considerazioni sono assolutamente errate.

1) L’EROE GRECO, NELLA TRAGEDIA, METTE IN CRISI LE REGOLE DELLA POLIS
Ancor prima che di eroe omerico, consideriamo l’accezione tragica dell’eroe, come spiegato da Alberto Siani , Stephen Houlgate (https://philpapers.org/rec/HOUHTO) ed Enrico Colombo (https://www.ledonline.it/acme/allegati/Acme-06-III-14-Colombo.pdf) – per citarne alcuni. Questo, non è mai stato colui che aderiva alle regole dalla polis, bensì colui che trovava la forza interiore di contrastarle anteponendo le proprie. Rileggendo la visione che Hegel dava del fenomeno, l’eroe tragico metteva in discussione proprio l’armonia tra legge divina, della polis e individuale, creando una lotta tra prospettive tanto diverse quanto rispettabili, la cui sconfitta non rappresentava una vittoria della polis, ma soltanto una risoluzione del conflitto. Motivo per cui, l’eroe greco è tale proprio perché riusciva a rompere questo equilibrio, perseguendo le proprie ragioni contro tutti: l’avrebbero strappata la mascherina.
E volendo richiamare Aristotele, che considerava la fine dell’eroe tragico come un una conseguenza delle sue azioni, il significato non è un “rispettate ciecamente le leggi”, ma insegnare la phronein, ossia la saggezza come aisthesis: capacità pratica di agire nel contingente quotidiano (fonte (https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858122532)).
2) I VALORI EROICI NON SONO ESTEMPORANEI
Il “codice di valori eroici” è un patrimonio etico-civile e culturale tramandato da secoli, quindi bisognerebbe supporre che gli eroi omerici, affrontando la pestilenza narrata da Omero nell’Iliade, abbiano scelto come “spergiuro” un indumento che possa coprire il volto, e che poi tale usanza sia entrata nella tradizione per poi essere tramandata ai posteri. Non hanno ovviamente optato per questa soluzione, ma hanno compiuto sacrifici ad Apollo che fece cessare la pestilenza.
3) COPRIRSI IL VOLTO È LA VERA VERGOGNA
A questo punto conviene analizzare il lessico del greco antico, poiché la lingua di una civiltà è il riflesso della civiltà stessa. “Volto” in greco si dice prósopon, che letteralmente significa “per la vista” (pros “per” + ops “vista”): prósopon infatti significa anche “vista”, “presenza”, “persona” e “grado sociale”. L’aggettivo aprósopos (letteralmente “senza volto”) significa “anonimo” e “disonorevole” e il rispettivo sostantivo aprosopía significa “inesistenza”. Quindi: il volto si configura con la persona stessa perché è la prima cosa che vedo e identifico, se non posso vederla, quella persona non è più una persona, non esiste.
4) LA PSICOLOGIA DELL’EROE OMERICO
Anche dal punto di vista psicologico la tesi fa acqua da tutte le parti. Di Francesco nella sua introduzione alla filosofia della mente (http://www.carocci.it/index.php?option=com_carocci&task=schedalibro&Itemid=72&isbn=9788843023424) racconta che nella cultura omerica le azioni dei personaggi sono prive di intenzionalità psicologica. Proprio nella faccenda di Briseide, citata dal covidiota, mostra che quando Agamennone si riconcilia con Achille egli descrive le sue azioni come provenienti dall’esterno, come posseduto dagli Dei, come fa anche Archiloco. Vegetti illustra nel suo testo “l’etica degli antichi (https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788842034575)” che la morale degli eroi omerici è priva di responsabilità morale, e dunque priva di imputazione morale. Questo significa che la vostra propaganda della responsabilità per i fragili e per la comunità non avrebbe minimamente attecchito, dal momento che l’atto stesso del “contagio” sarebbe stato imputato al volere divino.
CONCLUSIONE
Sia analizzando la cultura classica greca, che l’eroe tragico – anche nell’ottica di filosofi come Aristotele, Hegel o i loro critici -, nonché le analisi psicologiche condotta proprio sugli eroi omerici, tutto smentisce le parole del covidiota dell’articolo, il quale ha provato a giustificare i propri deliri manipolando la storia dell’uomo in pieno stile Orwelliano e dipingendo la Grecia classica come un covo di idioti come lui.