
✑ Senza trarre conclusioni affrettate sulla natura di questo sgretolamento politico europeo, ci limiteremo a riportare dei fatti noti. Nel corso di questi ultimi giorni si sono verificati degli eventi che hanno scosso l’intera politica internazionale (e non): dalla rassegna delle dimissioni di primi ministri e “scandali” che ne coinvolgono altrettanti. Kaja Kallas, Premier dell’Estonia, si sarebbe dimessa per “motivi personali”; ciononostante, il presidente estone Alar Karis ha accolto le dimissioni della Premier, rinominando Kallas come candidato primo ministro.
Il Premier inglese Boris Johnson si è dimesso dalla posizione di Primo Ministro e da leader del partito conservatore Tory per via della pressione esercitata dalle dimissioni dei ministri inglesi causate dallo scandalo “Partygate” e dalle molestie sessuali verso giovani parlamentari da parte di Chris Pincher, stretto collaboratore di BoJo.
Il presidente francese Emmanuel Macron, oltre ad essere pressoché ininfluente data la presenza di Mélenchon e Le Pen ai seggi, è stato travolto dallo scandalo Uber-Files, ovvero un coinvolgimento in attività di lobbing che ha favorito la deregolamentazione del settore taxi nell’Occidente a favore di Uber quando Macron era ministro dell’Economia statunitense.
Non si salva nemmeno il Cancelliere tedesco Olaf Scholz dove alla festa del suo partito l’SPD e in sua presenza, alcune donne sono aggredite con la cosiddetta “droga dello stupro” e attualmente sarebbero in corso delle indagini.
Poco notata la rassegna delle dimissioni della Vicepresidente del Parlamento greco e parlamentare di DiEM25 Sophia Sakorafa dalla Commissione Parlamentare per le Armi, rilasciando un’intervista importantissima riguardo la sua scelta.
Inoltre, recentemente si è dimesso anche il Ministro delle Finanze croato Zdravko Maric “per propria iniziativa”.
Cipro starebbe accusando duri colpi dalla parziale interruzione dei rapporti economici con la Russia.
Nemmeno un mese fa il Premier bulgaro Kiril Petrov è stato sfiduciato in parlamento e pochi giorni fa è stato reso noto di non essere riuscito a trovare una nuova maggioranza di Governo.
Infine, abbiamo la rassegna delle dimissioni di Mario Draghi, piuttosto “forzate”.
Osservando il quadro da questa prospettiva, risulta chiaro che è in atto una crisi politica di portata significativa. Molti tra questi Paesi hanno un dato in comune ed è lo scontento popolare riguardo la posizione ultra-bellicista dei propri governi e inoltre, le conseguenze economiche e sociali a causa del conflitto russo-ucraino dipingono un futuro poco roseo per il Vecchio continente, motivo per cui alcuni paesi hanno gettato definitivamente la maschera della falsa unità europea cercando compromessi e violando le stesse sanzioni da loro imposte. Nello scenario politico internazionale l’analisi più lucida proviene dall’Ungheria di Orban dove il Presidente ungherese afferma che «le sanzioni sono dannose per l’economia europea e se continuano così, la uccideranno. Il momento della verità deve arrivare a Bruxelles, quando i leader ammetteranno di aver fatto un errore di calcolo, che la politica delle sanzioni era basata su presupposti sbagliati e non ha soddisfatto le aspettative riposte in essa» e che «inizialmente pensavo che ci fossimo solo sparati a un piede ma ora è chiaro che l’economia europea si è sparata nei polmoni e adesso fatica a respirare». ⁽¹⁵⁾